Pirandello è uno di noi… (da Riccardo Quadrio)

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Un aneddoto breve breve del nostro Riccardo (ma tutte a lui capitano?) che riassume appieno la “sicilianità” di cui fu pregevolissimo cantore il nostro amato Luigi Pirandello…

“Ingegnere buongiorno. Posso?”

“Prego, ci mancherebbe.”

“Posso chiudere la porta?”

“Come preferisce.”

“Ingegnere, lei mi deve scusare, ma, veramente, non se ne può più… Io capisco tutto, ma voi dovete provare anche a mettervi nei nostri panni…

Noi liberi professionisti non abbiamo lo stipendio fisso, e alla fine della giornata dobbiamo portare il pane a casa… Tutto stu “trasi e niesci” è, a dir poco, snervante…

Attenzione, io non ce l’ho con lei, che è una persona gentilissima e disponibilissima… lei è sempre stato un riferimento per noi, perché riesce sempre a dare una soluzione…

Lei però mi deve capire; non è più possibile andare avanti così…”

“Geometra, mi dica pure… ma che è successo?”

(Breve pausa di silenzio)

“Niente, me lo sono scordato.
Mi deve scusare, ingegnere, non ci penso più…”

(foto dal web)

(giuro che è vero… )

Riccardo Quadrio

I siciliani, quasi tutti, hanno un’istintiva paura della vita, per cui si chiudono in sé, appartati, contenti del poco, purché dia loro sicurezza. Avvertono con diffidenza il contrasto tra il loro animo chiuso e la natura intorno aperta, chira di sole, e più si chiudono in sé, perché di quest’aperto, che da ogni part è il mare che li isola, cioè che li taglia fuori e li fa soli, diffidano, e ognuno è e si fa isola da sé, e da sé si goda – ma appena, se l’ha – la sua poca gioja; da sé, taciturno, senza cercare conforti, si soffre il suo dolore, spesso disperato…

(Luigi Pirandello)

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