Il silenzio (in memoria di Paolo Borsellino)
di Marcello Mussolin
19 luglio. Sole e caldo. Estate di fuoco.
D’un tratto il silenzio, quello che colpisce con la sua spada affilata, si fa padrone in una città solitamente fragorosa. Le strade, un tempo vivaci e animate, sono ora avvolte in un manto di quiete surreale. È come se il grido della città si fosse spezzato, lasciando spazio a un silenzio cupo e oppressivo. È il silenzio della tragedia, dell’assenza che pervade l’aria.
Nei vicoli, dove solitamente risuonavano voci e suoni di vita, ora regna una desolazione imperscrutabile. I luoghi di incontro e scambio sono diventati simboli di un tempo passato, avvolti dal silenzio come un ricordo doloroso. Le piazze, una volta animate da festeggiamenti e condivisione, sono nude e silenziose. Il silenzio si fa pesante, come una coltre di tristezza che avvolge i cuori.
Nei passanti che ancora si avventurano per le strade, si legge la paura, la consapevolezza di un vuoto che sembra inghiottire tutto. Il silenzio ha mutato il ritmo della città, ha sospeso il respiro, lasciando spazio solo all’eco delle lacrime mute. I suoni che un tempo riempivano l’aria si sono placati, come se il dolore avesse trattenuto anche le note nella sua morsa.
Tra i luoghi di commercio e incontro, si avverte un senso di lutto. Le voci e i suoni che li animavano sono svaniti, sostituiti da un’assenza che parla di perdita e fragilità. È il silenzio che abbraccia la morte, che ricorda la transitorietà della vita.
E in quel silenzio, risuonano le voci di Paolo Borsellino e degli uomini e delle donne della scorta, eroi che hanno sacrificato la loro vita per combattere l’ingiustizia. Le loro parole e il loro coraggio si fanno presenti nel vuoto assordante, ispirando la città a non dimenticare, a continuare a lottare per la verità e la giustizia. Il silenzio diventa così un richiamo, un’invocazione a non dimenticare il loro sacrificio.
E così, in mezzo a quel silenzio opprimente, la città inizia a rispondere. I cuori si uniscono, le voci si alzano, chiedendo verità e giustizia in memoria di Paolo Borsellino e dei suoi compagni. Il silenzio diventa la forza che spinge la città a rialzarsi, a non piegarsi di fronte all’ingiustizia. È il silenzio che dà voce all’appello, che trasforma l’assenza in una presenza eterna.
E così, tra le strade che un tempo erano piene di vita e che ora sono avvolte dal silenzio, la lotta continua.
Pochi giorni fa – siamo a maggio del 2023 – in occasione dell’anniversario della strage di Capaci i rappresentanti di coloro che vanno all’albero a “fare passerella” hanno cercato di bloccare il flusso, di fermare chi andava a testimoniare che il silenzio degli innocenti urla più del chiacchiericcio insulso dei politici di oggi e di ieri.
Di espropriare Giovanni Falcone dalla coscienza collettiva.
Ed allora il silenzio diventi grido di ribellione, il richiamo alla memoria di chi non può più parlare.
La città si rialzi, portando avanti il messaggio di speranza, perché il silenzio non sia mai più l’ombra della paura, ma la voce della speranza e della giustizia, in onore di Paolo, di Giovanni, delle loro scorte, dei tanti fratelli scomparsi e di tutti coloro che hanno combattuto per un mondo migliore.