Hiroshima e Nagasaki: il dovere della memoria, di Gaetano Sangilles

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E’ il 6 Agosto 1945, le 8:20 di mattina… la bomba. “Mamma tu cosa ricordi?”

“Mi ricordo che mi stavo preparando per andare a scuola e appena uscita di casa vidi l’orizzonte tingersi di arancione. Gridai: mamma, mamma guarda che bello.”

È così che Giovanni Reginella ci racconta della testimonianza di sua madre di quel giorno. Abitava a tre ore da Hiroshima, eppure la luce si vide fino a lì.

 La Seconda Guerra Mondiale ci ha lasciato ricordi di eventi drammatici, nei libri di storia si dà giusta rilevanza alla   Shoah, ma spesso si racconta frettolosamente della devastazione che hanno causato le due bombe atomiche.

Non si deve tener conto solo di coloro che morirono immediatamente ma anche di tutti coloro che negli anni successivi hanno sviluppato delle malattie   , come cancro, leucemia, e malformazioni genetiche a causa dell’esposizione alle radiazioni.

In 0.0001 millisecondi la temperatura aumentò di 6.000 gradi, tutti coloro che si trovavano entro i 250 mt vennero vaporizzati, le radiazioni cominciarono a diffondersi e distrussero organismi viventi nel raggio di 2 km. L’aereo che sganciò la bomba al plutonio “little boy”, chiamata così dagli storici, fu l’Enola gay B-29 superfortress.

Come per Hiroshima, anche Nagasaki fu colpita tre giorni dopo.

foto dal web

Lo scenario qui fu leggermente diverso poiché le colline intorno alla città riuscirono a contenere l’esplosione, limitando la distruzione.

Ogni 6 Agosto vengono ricordate le vittime di questa tragedia. Tutto avviene con una cerimonia commemorativa a cui partecipano membri del governo e gente proveniente da tutto il mondo.

Viene suonata la campana della pace e osservato un minuto di silenzio; si consacra il registro dei caduti e la sera vengono lasciate volare via delle lanterne, con all’interno scritti dei messaggi di pace.

La memoria di quanto accaduto a Nagasaki viene custodita nel museo in cui sono esposti   reperti recuperati dalla città distrutta.

Emblema di questa incommensurabile tragedia è la foto del bambino che tiene sulle spalle il fratellino morto, aspettandone la cremazione.

(foto dal web)

Nessuno si sarebbe mai aspettato che l’uomo potesse mai arrivare a fare tanto pur di ottenere la vittoria.

La domanda che tutti dovremmo porci è “E se non fosse capitato a loro?”. La testimonianza dei sopravvissuti è stata davvero indispensabile per cercare di comprendere a quale grado di brutalità è arrivata la sete di potere dell’uomo.

Non potrò mai dimenticare quanto ho avuto l’opportunità di conoscere oggi grazie a questo approfondimento di Giovanni Reginella, sento profondamente il dovere della memoria. 

Albert Eistein a proposito della bomba nucleare disse: “Il problema non è l’energia nucleare, ma il cuore dell’uomo”.

Gaetano Sangilles

V RIM  I.I.S. Almeyda Crispi

“Il problema oggi non è l’energia nucleare, ma il cuore dell’uomo”.

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