Macheda o Macqueda? Ximenes o Chimenes? Questo è il problema! [di Marcello Troisi]

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Macheda o Macqueda, this is the question! Avrebbe detto Amleto…

Mi sono appassionato alla questione dopo alcuni commenti sui nomi di alcune strade fatti degli amici del Blog.

Sono nato in Via Archimede, all’angolo con Via Libertà.
Ancora abito li vicino, a pochi metri dal portone della casa in cui nacqui. Via Archimede in zona “nobilitata” ma da sempre strada miserabile ed antica.

Scendendo giù in controsenso dalla Via Libertà si arriva fino al porto, infatti siamo nel quartiere Molo, a pochi metri dal Borgo Vecchio.

Qui sono nati e vivono i meglio mafiosi e malviventi, ma anche tantissime brave persone che, come me, conoscono la sfumatura dialettale e l’accento tipici del Borgo. In questo luogo non si dice pani ca miévusa ma méusa (milza), si dice va rrùmpiti i còrna e non cuòinna (corna) come alla Cala.

A pochissimi metri si incrocia la Via Ximenes detta via Chimenes.

Anche la via Maqueda viene chiamata via Macqueda, e Corso Tuköry Via Tucher… Ce ne sono altre.

Il Vicerè Maqueda

Ma perché? Non è solo questione di dialetto, anzi di tradizione popolare.

I Viceré di Sicilia erano i reggenti del governo in Sicilia in luogo dei re spagnoli. Fra questi il duca di Maqueda, Bernardino de Cárdenas y Portugal, Vicerè di Palermo che diede avvio alla ricostruzione del centro storico della città. Il Borbone Ferdinando III di Sicilia nel 1806 si stabilì qui e mandò a casa i vicerè ma circa 60 anni dopo arrivava Garibaldi e finì il divertimento…

Il dominio spagnolo in Sicilia, fra un trattato e l’altro, dura circa 250 anni, e molti Spagnoli rimangono anche dopo la fine della dominazione, lasciando segno nei cognomi di molti di noi.

Vuoi che i palermitani non parlassero lo Spagnolo?
Certo che si! ¡Claro que sí! 

La Via dedicata allo scultore Ettore Ximenes (1855-1926) ha un cognome “spagnolissimo” che, per tradizione orale, si pronuncia correttamente Chimenes (anche se mischino era Italiano ma di discendenza quasi certamente spagnola). Il generale ungherese dei Mille, Lajos Tüköry, ha un cognome che (sempre per tradizione orale) si pronuncia molto più correttamente Tùcher all’ungherese, piuttosto che Tukory. Insomma, una vera Babele! Ma i Palermitani più che saper leggere sapevano raccontare.

Ma allora Maqueda, il Vicerè, non sapevano che si pronunciava Macheda? ¡Seguro que sí, Señor! Solo che lo odiavano e ne storpiavano il nome.

Il 24 luglio del 1600 il Maqueda, viceré Bernardino de Cardines, con un martello d’ oro, sferrò il primo colpo alle demolizioni di vecchie case, dando inizio così a una vera e propria rivoluzione urbanistica, diventando però col tempo sempre più avido e mai sazio di oro, ottenuto sia dall’edilizia che dalle razzie nel mare.

Se il nome fu storpiato con allusione all’acqua, visto che Maqueda era insaziabile di bottino ottenuto sul mare armando navi pirate contro i Turchi, non è certo, ne’ documentato, ma lo credo verosimile. Di certo i palermitani detestavano Maqueda.

La tradizione orale resta forte a Palermo. Ancora oggi sentiamo parole dialettali che contengono Greco, Arabo, Francese e Spagnolo.

Questa tradizione orale si tramanda nei nomi delle strade: Dov’è Corso Olivuzza? Ma come: E’ Corso Camillo Finocchiaro Aprile! (Olivuzza era l’anziana proprietaria di una taverna tanto cara a contadini e cacciatori del luogo).

Miii, roba speciale! Unni l’accattasti, a tavierna ‘u tiro?
Si, perché la costruzione del Tiro a Segno ospitò una Taverna-Salumeria che vendeva specialità raffinatissime. Si chiama in realtà Stand Florio in Via Messina Marine, prolungamento della Via Ponte di Mare, di cui sta per completarsi il restauro.

Oppure: Vai a Ponte dell’Ammiraglio… ma in effetti è Piazza Scaffa in Corso dei Mille. Scherzando-scherzando, come si dice qui, il ponte fu costruito nel 1132 ca. per ordine di Giorgio D’Antiochia, Grande Ammiraglio di Ruggiero II ed è considerato una delle massime opere d’ingegneria medievale in area mediterranea. E’ il più antico ponte in pietra costruito dopo la Caduta dell’Impero Romano d’Occidente.

Ho letto questa frase: “I nomi delle strade sono come titoli dei capitoli della storia di una città, e vanno perciò rispettati quali monumenti storici e salvaguardati”. Sono d’accordo. Lascerei tutto com’è e non mi metterei a fare il saputello. Lascerei sempre il nome vecchio in aggiunta al nuovo, magari anche con la pronuncia antica.

Divertentissimo l’articolo di Antonella sui nomi strani delle strade come Via Delle Sedie Volanti.

Chi si ricorda qualche altro nome che non corrisponde a quello ufficiale?

Ecco cosa dicono gli amici blogger:

L’attuale piazza Generale Cascino veniva chiamata “chianu ‘o munti” – Paola Pace La Pegna

E u’ chianu o ficu era l’attuale villa Garibaldi a piazza Marina – Riccardo Quadrio

“Scinnuta ri porci ‘a Guadagna”. Pare corrispondesse all’attuale via Villagrazia, che la pedemontana frazione di Altofonte alla Piazza Guadagna, dove si teneva il mercato del bestiame… – Riccardo Quadrio

Anche la Salita del Giusino (acchianata ru Giusino) , che sarebbe via Mater Dolorosa a Pallavicino e il Giusino è l’ingresso sud della Favorita.

Quattro Canti di Campagna, incrocio via Stabile via R. Settimo. I quattro canti di città erano quelli storici, quelli di campagna era dove la città si sviluppava. Nel 1903 a Piazza Croci pascolavano le caprette e si comprava il latte munto dalle mucche. Non c’era edilizia.

Ed anche il piano del re. Che sarebbe l’odierna Piazzetta Settangeli della cattedrale – Paola Pace La Pegna

Via Roma Nuova = Via Marchese di Villabianca, che ne è l’ideale prosecuzione

Via Bambiniddara (via dei bambinai) che va dalla piazza Giovanni Meli al largo Cavalieri di Malta. Vi stavano gli artigiani specializzati nella realizzazione di statuette di Gesù bambino e di altre immagini sacre in cera.

Marcello Troisi

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