L’organo delle buttane – di Marcello Troisi
Alfredo era poco pratico di certe cose, anzi non lo era per niente.
A quell’età dell’adolescenza in cui gli amici e i compagni erano più esperti di lui, si sentiva una schiappa. Cercava di fare di tutto per scrollarsi di dosso i modi da ragazzino e, contemporaneamente, ferveva di curiosità per tutto ciò che poteva imparare di nuovo e che invece gli era sconosciuto.
Spesso restava per ore a casa per le sue lezioni di pianoforte anche se, come tutti i ragazzi, ascoltava rap e magari trap, amando molto anche il rock classico: aveva una passione per i Doors.
Alfredo aveva una ammirazione reverenziale per Massimo, il più grande del gruppo. Infatti Massimo era quasi di un anno avanti a lui ed aveva due fratelli più grandi, uno dei quali, addirittura, d’estate in campeggio si era fidanzato con una ragazza greca! Queste cose Alfredo se le sognava.
Prima che finisse la scuola, in prossimità delle vacanze estive, tutti i ragazzi si incontravano di pomeriggio a Piazza Massimo dove trascorrevano l’ultima parte della giornata.
I ragazzi passeggiavano spesso dietro il Teatro Massimo, dove si snoda una serie di viuzze.
Mentre passeggiavano per quei vicoletti, un pomeriggio Massimo disse a tutti:
“sapete cosa c’è alla fine di questa strada?”
“No”, rispose Alfredo, “che cose c’è?”.
Massimo disse: “Conoscete l’organo delle buttane?”
E li tutti a ridere e sbellicarsi. Anche Alfredo rideva, in realtà senza però capire.
“Ci andiamo?” chiese Massimo. “Vorresti toccare l’organo delle buttane?” disse rivolto ad Alfredo.
Alfredo non se lo fece dire due volte: dopo un attimo di sorpresa, rispose: “Certo, Andiamo!” e tutti si incamminarono ridendo.
Ormai il pomeriggio volgeva all’imbrunire e le facciate scure dei vecchi palazzi incutevano quasi timore.
Arrivati alla fine del vicolo, Massimo disse: “Adesso calma e silenzio. Dobbiamo entrare da qui dietro, da una porta con una tavola sconnessa. Ci passiamo uno per uno senza fare il minimo rumore perché se ci scoprono siamo fottuti!”
Trattenendo il fiato e ridacchiando per l’emozione, un ad uno i ragazzi si infilarono attraverso la fessura fra il muro e la vecchia porta, scomparendo all’interno dell’edificio.
Dentro sembrava più un convento o un oratorio piuttosto che un palazzo. Gli altri facevano strada e Alfredo li seguiva col cuore che gli batteva forte per l’euforia.
Arrivati all’interno si trovarono in una grande sala, come una navata di chiesa.
“Lo sapete cosa è questo posto?” chiese Massimo a voce bassa, “è un collegio delle Repentite. Sapete cos’è?”
“Lo abbiamo studiato” disse Alfredo “le Repentite sarebbero le Ree-Pentite, cioè donne colpevoli che si sono pentite”.
“Pentite di che?” disse Massimo.
“Bù… Ecchennesò! Forse di rubare.” rispose Alfredo.
“Seee ciao!” disse Massimo “Queste facevano le buttane! Chiaro?”
E tutti a ridere, soffocando le risa con la mano.
“Adesso chi ci vive quì dentro?” chiese Alfredo “si vede che è un posto abbandonato ma anche che ci viene qualcuno…”
Gli altri ancora ridevano. Massimo li zittì e disse: “Lo vedrai.”
Si incamminarono attraverso corridoi in penombra, salirono delle scale e svoltarono più volte passando per diverse stanze, soffocando le risatine in silenzio, finché arrivarono sopra una specie di ballatoio che si affacciava sulla grande sala da cui erano partiti. Di fronte c’era un pesante drappo di velluto damascato, chiuso a mo’ di sipario, dietro al quale si udiva il brusio sommesso di voci femminili.
Alcuni compagni dissero ad Alfredo di mettersi davanti al drappo rosso. Al loro segnale, doveva mettere la mano attraverso l’apertura e toccare, ma senza guardare. Alfredo era emozionatissimo.
Al segnale, si fece strada con la mano attraverso il drappo. Inizialmente non sentì nulla, poi, sotto le dita, gli passò qualcosa di ispido come pelo di crine, infine qualcosa di liscio.
Alfredo spinse con la mano e l’oggetto duro cedette al suo tocco emettendo un gemito lugubre e profondo.
Stupito, spalancò il sipario scoprendo la tastiera di un organo antico! Davanti c’era una panca sfondata con l’imbottitura in crine.
Un vero organo di chiesa! Toccando un tasto aveva fatto emettere all’antico strumento un suono esausto.
I compagni si sbellicavano scompisciandosi dalle risate. Ridevano anche le compagne che erano arrivate in anticipo e si erano appostate dietro la tenda per fare lo scherzo.
L’organo delle buttane! Quello era.
Impressionati dal rumore fatto dal vecchio organo, alcuni iniziarono a saltare sui mantici, pompando a più non posso aria nelle canne.
L’organo adesso era in pressione… Alfredo non ci pensò due volte: saltò sulla panca sfondata di crine e si avventò sulla tastiera tempestando i tasti con le note “Light me Fire” dei Doors! Sembrava Ray Manzarek in persona, scatenato.
Le ragazze adesso ballavano, Massimo rideva e alcuni saltavano sui mantici dell’organo a tempo di rock.
Se fossero state li, anche le antiche Repentite si sarebbero divertite un sacco.
[Marcello Troisi]
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