Re Nasone, la Tedesca ed i cinesi a Palermo… di Paola Pace la Pegna

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Re Nasone, la Tedesca ed i cinesi a Palermo… di Paola Pace la Pegna

C’erano una volta due coniugi molto particolari…

Si chiamavano Maria Carolina e Ferdinando. Per il popolo… ‘Nasone’ e ‘La Tedesca’..

Era una coppia molto eterogenea…

Lui, un napoletano di origine spagnola, lei austriaca trapiantata alle pendici del Vesuvio.

Lui, sempliciotto, al limite dell’ ignorante, amante della caccia, della pesca, del buon vino e del cibo abbondante…

Lei.. poliglotta, matematica, studiosa di filosofia, fine oratrice e stratega politica.

Era dunque una coppia assai male assortita, ma non mancavano ai due sposi i punti in comune:

In primis, la tendenza alla procreazione (insieme misero al mondo ben 18 pargoli).. 

Poi, anche la voglia di divertirsi, senza ben controllare chi si ritrovano tra le lenzuola.

Stiamo parlando di Ferdinando Primo e Maria Carolina d’Austria, sovrani del Regno Delle Due Sicilie proprio a cavallo del periodo più difficile per le monarchie di mezza Europa, quel principio del 1800 che tanto interverrà nel cambiare faccia a tutto il vecchio continente..

Proprio per i motivi di cui sopra, questa eclettica coppia si ritrovò, un bel giorno, a passare dalle pendici del Vesuvio a quelle di Monte Pellegrino, chè in quel periodo la Santuzza offriva migliore riparo di S Gennaro, con rispetto parlando… e si trasferì in blocco con tutta la corte nella villa che avevano acquistato (a prezzo di favore) dal Barone Della Scala e che avevano fatto ampliare dal regio architetto in loco, il noto Venanzio Marvuglia.

Marvuglia aveva ristrutturato la real dimora seguendo la moda del tempo e le richieste dei coronati proprietari, soprattutto della regina e siccome in quell’ epoca erano di gran moda le cineserie, ed era pressoché obbligatorio, nei palazzi nobiliari, avere almeno un salotto ‘cinese’, i sovrani optarono per una Palazzina Cinese, facendo arricchire la già esistente struttura in stile orientale, con due  portici laterali a colonne, aggiungendo tetti a pagode ed affrescando i soffitti interni con immagini di dignitari cinesi, pavoni, pappagalli, draghi, fenicotteri, fiori di loto e di mandorlo e mischiando qua e là parecchi simboli massonici più o meno occultati (come la civetta appollaiata in cima ad un muro, in uno dei saloni di rappresentanza, in un ‘trompe-l’oeil’ davvero spettacolare)  per onorare la sovrana, notoriamente amica e seguace del Principe di S. Severo (famoso alchimista partenopeo e studioso del settore) e cultrice di questa ‘disciplina’.

Contemporaneamente, con la ‘volontaria’ donazione di appezzamenti di terreno confinanti, fatta dall’aristocrazia del luogo (Principe Niscemi in testa), cominciava a prendere forma quella riserva di caccia (per diletto del re) che ancora oggi conosciamo come Parco della Favorita, così battezzata da Ferdinando per ricordare la sua prima Reggia, quella di Portici. 

La Palazzina – anche se è indubbiamente ‘Cinese’ nel nome e nella maggior parte dell’architettura e degli affreschi – seguendo tuttavia la miglior tradizione di tutto ciò che è siciliano, e palermitano in particolare, accorpa  all’ interno molti stili, che si accompagnano tra loro senza stridere, anzi arricchendo gli occhi e lo spirito di chi li viveva, od anche solo li visitava.

In particolare, al secondo piano, destinato alla sovrana, si susseguono ambienti di stile Orientale, Neoclassico ed Impero.

Particolarmente affascinanti sono il ‘salotto alla turca’, tripudio di colonne tutte giocate nei toni dell’azzurro, disseminato di divani angolari, e zeppo di decorazioni di stelle e mezze lune, ed il famoso bagno di Maria Carolina, un gioco ‘magico’ di specchi, mosaici e lavorazioni in paste vetrose lucide, con le pareti arricchite da miniature dipinte dalla stessa regina, tra cui spicca un piccolo autoritratto intitolato ‘Me stesso’.

Ed ecco che prende corpo il ‘gossip’ su una ‘ricerca interiore’ abbastanza travagliata della moglie di Ferdinando… 

Mentre la consorte cercava risposte ai propri dubbi, dividendosi tra un cavaliere ed una dama di compagnia,  il Re si era appropriato del piano rialzato, piazzando nella sua camera dal tetto stupendamente affrescato dal palermitano Velasco (o Velazques, alla spagnola, come amava farsi chiamare) un letto munito di ruote, con cui si faceva trasportare finanche in giardino nei suoi periodi di totale inanità, che di solito seguivano le sue interminabili battute di caccia e pesca).

In  una camera dello stesso piano, aveva fatto realizzare una sala da pranzo con la famosa ‘tavola matematica’ cioè un tavolo che celava un  marchingegno di carrucole e tiranti collegato alla cucina sottostante, che permetteva al Sovrano – che non amava essere osservato dalla servitù mentre mangiava – di cenare in perfetta solitudine, consentendo il cambio di pietanze che arrivavano calde dalla cucina per mezzo di questi rudimentali montacarichi per vivande.

Da notare che la cucina era superaccessoriata per la sua epoca, per volere preciso di Ferdinando che, del tutto alieno al mondo filosofico e culturale della moglie, era molto concreto ed amava che ciò che lui cacciava o pescava venisse cucinato nel migliore dei modi, spesso sotto la sua supervisione.

Altra zona del piano rialzato riservata a Ferdinando era la ‘sala da bagno’, nel senso letterale del termine.

Trattavasi di una sala occupata quasi interamente da una vasca da bagno circolare, interrata, dove Ferdinando amava  intrattenersi con qualche camerierina, o con qualche compiacente nobildonna della corte.

In teoria, la zona era interdetta a Maria Carolina… ma solo in teoria, perché la regina nulla vedeva ma tutto sapeva degli affari del marito.

E, se era disposta a chiudere tutti e due gli occhi in caso di scappatelle con persone di sua fiducia o che non considerasse un pericolo, poteva anche capitare che, se la ‘compagna di abluzioni’ di turno non le fosse gradita, Maria Carolina perdesse il suo aplomb e si precipitasse urlando nella sala da bagno, dove, non a caso, esisteva una porticina, fatta aggiungere da Ferdinando (sempliciotto si, ma scemo no),  che si apriva direttamente nel giardino,  giusto per evitare, in zona Cesarini, scenate o peggio, se ci si riusciva…

Naturalmente, poi, la coppia faceva la pace, ed andavano insieme a messa nella cappella della Palazzina, che avevano adornato di presepi in terracotta fatti venire ‘da casa’, cioè da Napoli, e per la nostra gioia, lasciati lì, ancora oggi ottimamente conservati.

La ‘regal coppia’ stette solo qualche anno in Sicilia, decidendo di tornare a Napoli appena calmatesi le acque dell’ insurrezione, ma lasciarono ai Palermitani questo tesoro d’arte, oggi totalmente recuperato dopo anni di incuria, ristrutturato e visitabile.

La Casina Cinese, fortemente voluta, progettata e vissuta da chi in Cina non andò mai, è in realtà miscuglio di stili e di anime..

Al suo interno, per un breve periodo si svolsero balli, incontri, liti, intrighi politici ed amorosi..

 Il tutto sullo sfondo di un Europa che si sfaldava, ma che sembrava tanto lontana, al sicuro di quei muri affrescati…

Ne possiamo parlare all’ infinito, ma solo visitandola,  spalancando la bocca e gli occhi per le meraviglie che contiene, si può capire appieno la grandezza di questo edificio unico al mondo..

E noi, l’abbiamo a tiro di una passeggiata, rientrando da Mondello…

https://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinando_I_delle_Due_Sicilie

Re Nasone, la Tedesca ed i cinesi a Palermo… di Paola Pace la Pegna

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