40 anni dalla strage del Generale Dalla Chiesa

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Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli”

Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

Il 3 settembre 1982 verso le 22:00 ricordo che tornavo dal mio viaggio in Grecia; viaggio che i miei genitori mi avevano regalato per la maturità.

Ero giovane, spensierata ed ignara di ciò che era successo nella mia città.

Arrivai al porto di Palermo e stranamente non riuscivo ad arrivare a casa mia, tutto bloccato. Cosa era mai potuto succedere? Con i miei amici, con i quali ero partita avevamo ancora addosso quel viaggio, sorridenti chiacchieravamo di quanto era stato bello di quanto ci eravamo divertiti

Dopo qualche momento ci siamo informati e ci fu detto cosa era successo. Una tragedia.

Improvvisamente tra di noi cadde un silenzio assoluto, le facce serie presero il posto dei volti sorridenti.

Fu uno di quei momenti che resterà bloccato nella mia memoria, ebbi la brutta sensazione di essere diventata grande. Diventata grande in un modo sbagliato.

Quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della strage di Via Isidoro Carini dove persero la vita, sparati dai colpi della mafia, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie, Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta, Domenico Russo.

Tutte queste passerelle, i fiori, i bei discorsi. Tutto effimero.

In questi ultimi giorni abbiamo visto e letto degli sfregi al murale dedicato al Giudice Paolo Borsellino, alla sparizione, allo Spasimo, delle 23 statuette delle vittime della mafia che facevano parte dell’opera “L’albero di tutti”.

Riporto le parole del Presidente della commissione nazionale antimafia Nicola Morra che a mio parere sono tragicamente spaventose “in un momento in cui certi poteri tornano lentamente e inarrestabilmente in sella, offendere anche la sola immagine di Borsellino rappresenta l’intenzionale volontà di far capire che la mafia sta prevalendo, aiutata dal diffondersi della cultura mafiosa

Io vorrei dire a tutti, ma proprio a tutti che fare memoria è importantissimo ma alzare la testa ed incazzarci, (la parola arrabbiarci non rende), veramente lo è ancora di più!

Allora dico, ai siciliani lontani da queste logiche perverse, di fare in modo tale che tutti nel nostro quotidiano abbiamo l’obbligo di contrastare e denunciare tutti i soprusi e le ingiustizie derivanti dalla mentalità mafiosa.

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