I Tarocchi, gli arcani maggiori: il Matto ed i matti della Vignicella di Palermo, di Marcello Mussolin

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il Matto ed i matti della Vignicella

Tu prova ad avere un mondo nel cuore 
E non riesci ad esprimerlo con le parole 
E la luce del giorno si divide la piazza 
Tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa 
E neppure la notte ti lascia da solo: 
Gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro 

E sì, anche tu andresti a cercare 
Le parole sicure per farti ascoltare 
Per stupire mezz’ora basta un libro di storia

Io cercai di imparare la Treccani a memoria 
E dopo “maiale”, “Majakovskij”, “malfatto”, 
Continuarono gli altri fino a leggermi “matto”

(fabrizio de andrè)

Ho comprato i tarocchi, che naturalmente non so leggere. Ma erano delle belle “interpretazioni” dei tarocchi marsigliesi e mi son piaciuti. Anzi, visto il mio interesse, me li ha regalati mio figlio Daniele.

Ho provato, allora, a giocarci, in un gioco tutto palermitano: cominciamo con il matto.

Il matto è un viandante.

Ha il suo bravo sacchettino pieno di carabattole. Reca in mano un mazzo di fiori: che sia il regalo per la sua bella? Sorride, sorride, ma mentre cammina ha la testa fra le nuvole, non si accorge che … ancora un passo e poi sarà il baratro, Il suo cane, amico fedele, cerca di trattenerlo.

Non si preoccupa dell’irrazionalità né della buona o della cattiva sorte, spinto dalla sua fantasia egli persegue i suoi obiettivi allontanandosi dalla buona strada e camminando per sentieri tortuosi seguendo il suo istinto perché quella, lo sa, è la strada giusta.

L’arcano maggiore “rappresenta l’anticonformismo, ma anche il voler perseguire un ideale a tutti i costi, rappresenta il viaggio, inteso sia in senso fisico (cioè, una partenza in arrivo, magari conseguente ad una scelta momentanea ed impulsiva), sia in senso psicologico (una rivelazione mentale, un cogliere qualcosa che prima non si riusciva bene ad identificare) sia metaforico, inteso come il viaggio che è la vita in questo mondo” 

Il matto è un folle,

si allontana dalla retta via, sceglie la “strada che non spunta”, non dà retta a nessuno, si ostina ad andare avanti anche se un ulteriore passo lo porterà verso il baratro della sua mente, verso la rovina. Non importa come, occorre andare avanti e sarà un delirio di droga, alcool, perversioni e manie. Dilapiderà il suo denaro, provocherà dispiacere a chi lo ama. 

L’arcano maggiore “rappresenta comunque la follia, ma intesa in questo caso nella sua accezione più negativa. Follia come violenza, come irrazionalità che non porta a nulla, follia come pazzia nelle proprie scelte, blocco nel procedere della vita quotidiana, fuga dalla realtà in un momento in cui bisognerebbe rimanere ben saldi alla stessa.”

A Palermo, il matto aveva casa alla Vignicella. 

Scriveva Willis, uno scrittore americano che, con una lettera al New York Mirror del 28 giugno del 1833, aveva descritto il suo viaggio in Sicilia, : La casa “è gestita da un estroso barone siciliano, che vi ha dedicato il suo tempo e la sua fortuna. Questo ospedale si trova in un arioso spazio situato in un bel quartiere di Palermo. All’ ingresso siamo stati ricevuti da un rispettabile portiere in livrea, che ci ha subito accompagnati dal vecchio barone, un uomo avanti con gli anni e dalle maniere particolarmente signorili, che venendoci incontro e protendendo subito le braccia verso di noi, ci ha detto: “Je suis le fou premier”,

(L’articolo ispirò Edgar Allan Poe che ne trasse spunto per il suo “The System of Doctor Tarr and Professor Fether “Il sistema del dottor Catrame e del professor Piuma”)

Il Barone Pisani, cui fu assegnato il compito di trasferire in contrada Vignicella l’ospedale psichiatrico che si trovava in quello che adesso si chiama – per l’appunto – corso Pisani e che già dirigeva con metodi sicuramente all’avanguardia per quei tempi, portò alla Real Casa dei Matti – nome ufficiale del Manicomio della Vignicella – tutta la sua esperienza ed i risultati furono apprezzati dall’intero mondo scientifico.   

Il matto buono, secondo l’arcano

Purtroppo i metodi innovativi del barone, inizialmente sopravvissuti alla sua morte, furono aboliti e dai primi anni del secolo scorso il manicomio diventò un manicomio. 

Vi lascio un paio di foto. Meglio delle parole, sicuramente.

Insomma, secondo l’arcano, il matto “cattivo”.

Ora ci siamo evoluti, all’ospedale psichiatrico i reparti sono contrassegnati dai cartelli gialli con iscrizioni più moderne rispetto a “Real Casa dei matti”, ove si leggono più rassicuranti “reparto x, reparto y” ed il manicomio come tale non esiste più. Legge Basaglia, anno 1978. 

Per fortuna. 

Io ci vado a fare foto. E a pensare. 

I viali sono meravigliosi, in questo periodo dell’anno. Dappertutto gatti che ti inseguono, ragazzi che giocano, fiori, tanti fiori. Bellissimi.  

Ibervillea oggi è chiusa. Un bel giardino, accanto l’ex manicomio, curato dai “matti”. Non ho domandato se è chiuso per gli eventi degli anni passati (nubifragi, ricostruzione) o per il covid. Però è bello, se apre andateci, ne vale la pena e date una mano comprando un fiore, una piantina, un alberello.

Su wikipedia la storia dell’ospedale.  

https://it.wikipedia.org/wiki/Real_Casa_dei_Matti_di_Palermo

Ciao

Marcello

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