Non so, di Valeria Paleologo. Una riflessione su “L’Abisso” di Davide Enia

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Non so

Non so se quanto scrivo sia inerente al nostro gruppo e allo spirito che ci anima, ma ciò che mi ha spinto a farlo è una forte emozione.

Una forte emozione e una profonda empatia verso chi ha avuto la sfortuna di nascere in un paese e in un tempo “sbagliati “.

Uomini , uomini come noi ma non da tutti considerati tali.

Alcuni giorni fa sono andata a teatro ad assistere a “l’Abisso “, un monologo di Davide Enia , lungo ben 75 minuti, che, temevo, mi avrebbe annoiata.

Invece, sin dalle prime battute, siamo stati tutti coinvolti e proiettati in uno stato emotivo in cui ognuno di noi avrebbe dovuto prendere consapevolezza di chi siamo e di chi abbiamo deciso di essere..

foto da “Word press photo”, ed. 2017

Storie di violenza , di dolore…una vera tragedia che tutti noi conosciamo e davanti alla quale spesso chiudiamo gli occhi pensando di non potere fare nulla per cambiarla.

Quante volte, poi, ci è capitato di sentire dire:… prima pensiamo ai nostri problemi, ai nostri poveri…!

E allora uno spettacolo come questo è necessario, direi quasi indispensabile per sbatterci in faccia ciò che accade nel Mediterraneo.

E’ una presa di coscienza, un ‘assunzione di responsabilità, una riflessione di cui quotidianamente abbiamo bisogno.

Alcuni giorni fa Marcello ha parlato in un suo articolo di violenza, di ciò di cui è capace un uomo quando vuole fare male e questo mi ha motivato ancora di più a scrivere.

Stupri, trapianti di organi, compravendita di bambini, violenze di gruppo e altri orrori senza fine, ai quali bisognerebbe rimediare con urgenza..

Già durante lo spettacolo lunghi applausi e alla fine buona parte del pubblico in piedi.

Vedo attorno a me la commozione nel volto di molti ,qualcuno ha le lacrime agli occhi ….io sono tra questi.

Foto da “Word press photo”, ed. 2017

E ancora una volta penso come Palermo e i palermitani siano speciali, come abbiano una sensibilità e una mentalità aperta, come potrebbero fare qualcosa per contribuire ad arginare questa tragedia, ciascuno con i propri mezzi e i propri limiti.

Alla fine dello spettacolo , l’autore conclude con il mito d ‘Europa che ci accomuna  nell ‘essere ” tutti figli di una traversata in barca ” .

 

Valeria Paleologo

 

(foto MM da “Word presso Photo” del 2017, la foto di copertina è presa dal web)

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Non so, di Valeria Paleologo.

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