35 anni dopo… Incontro con Alfonso Giordano, il presidente del Maxiprocesso

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 Abbiamo letto il libro del giudice Alfonso Giordano “Il Maxiprocesso alla mafia” e il 10 marzo 2021 il presidente del primo Maxiprocesso alla mafia ci ha incontrato per rispondere a delle domande, che abbiamo preparato con la guida dei nostri docenti.

Ci ha colpito che durante la sua vita e la sua carriera professionale abbia dovuto prendere delle decisioni importanti mostrando grande coraggio e contribuendo a cambiare la vita nella nostra città.

 Noi alunni delle classi V RIM, V BMF e V AMF riteniamo di aver avuto una grande opportunità ad aver conosciuto il presidente, dalle sue risposte abbiamo capito come la sua scelta sia stata importante dal momento che altri giudici si erano rifiutati di assumere l’incarico per paura di ripercussioni.

Da una frase presente nel suo libro possiamo dedurre che alcune persone non avrebbero voluto che lui presiedesse ma anche che non si celebrasse affatto il Maxiprocesso: “sentivo comunque che forze oscure si muovevano contro di me, facevano di me il loro bersaglio, ma io ero sereno e consapevole di avvicinarmi a quella non facile esperienza con animo scevro da ogni pregiudizio”. 

Il fatto che ha colpito maggiormente noi studenti è che, nonostante le difficoltà e i pericoli che avrebbe potuto correre per la sua vita e per quella della sua famiglia, il presidente Alfonso Giordano non si è tirato indietro accettando l’incarico e contrastando un fenomeno grande come la mafia senza paura. 

Il presidente ha inoltre affermato di aver raggiunto il Guinness dei primati in quanto questo Maxiprocesso è stato il più grande per il numero di imputati, per la gravità delle imputazioni e per le numerose difficoltà recate a coloro che, come lui, lo hanno affrontato; lo definì un “mostrum” nel senso latino, ovvero un fenomeno eccezionale, unico.  

Crediamo che questa scelta lo abbia comunque provato soprattutto per le innumerevoli giornate chiuso in una stanza a lavorare. Altro evento che ci ha fatto riflettere tanto è stato l’esilio; una volta decisa la sentenza e terminato il processo il presidente ha dovuto lasciare Palermo trasferendosi al Nord vivendo sotto falso nome così da non lasciare tracce e salvaguardare la sua incolumità.  

Dal nostro punto di vista, questa decisione è stata sofferta visto che il presidente lasciava a Palermo la sua famiglia, con la preoccupazione che potesse accadere qualcosa.  

Nonostante questo ha mantenuto un grande senso civico e di responsabilità portando a termine il suo mandato.  

Data la nostra giovane età non abbiamo vissuto in quegli anni ma grazie alle testimonianze sappiamo come tante persone si sono battute contro la mafia e sappiamo anche che molte di loro purtroppo hanno perso la vita.

Per noi studenti, ma soprattutto cittadini palermitani, ascoltare testimonianze chiare come quelle del presidente Alfonso Giordano è motivo di orgoglio e di esempio poiché in pochi, come lui stesso ha detto, avrebbero avuto la forza e il coraggio di affrontare una situazione come quella che si è vissuta nella nostra città in quegli anni;

“senza il coraggio non ci può essere un bravo magistrato”

ci ha detto  spiegando che il ruolo del magistrato è sicuramente un ruolo particolare poiché è colui che cerca di penetrare nelle coscienze, nell’animo della gente e cerca di valutare ai fini di stabilire il bene e il male, i fatti compiuti dagli uomini, ma anche il motivo per cui sono stati compiuti.  

L’esito del Maxiprocesso è stata una pietra miliare perché ha definito l’esistenza della mafia e ha posto fine giudicando numerosi reati e decapitando la cupola mafiosa. 

Questo incontro ci ha fatto riflettere sul fatto che il coraggio non è apparire, ma affrontare le situazioni con serenità e intelligenza.

Il suo auspicio in merito alla magistratura, rivolto a coloro che svolgeranno questa funzione, è che si dia a questa istituzione la dignità e la serietà che essa merita. 

Annamaria Vassallo V RIM
Raffaele Bruno V BMF
Giorgio Pulizzi V AMF

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